« John Barry (1933 – 2011) è da tutti gli ammiratori delle colonne sonore e cinefili incalliti considerato la Voce musicale di 007 e autore di melodie e canzoni incancellabili (non solo quelle appartenenti alla spia britannica James Bond).
A ragion veduta, perché il compianto compositore inglese, cinque volte premio Oscar (due per Nata libera, uno per Il leone d’Inverno, La mia africa e Balla coi lupi), è stato concretamente una delle Voci più illustri della musica applicata alle immagini – a parte gli undici film della saga bondiana (non vagliando il suo apporto, pur fondamentale, per il primo Agente 007 - Licenza di uccidere per l’arrangiamento ultra celebre del tema principale di Monty Norman), come non ricordare e citare Ipcress, Un uomo da marciapiede, King Kong, Brivido caldo, Cotton Club e Charlot – e agli inizi di carriera negli anni ‘50, lui autodidatta, suonatore di tromba che studiò composizione per corrispondenza, creatore di complessi jazz, tra cui il notissimo John Barry Seven, un notevole e ricercato arrangiatore – pensate che il critico cinemusicale Ermanno Comuzio così lo definì nel suo famoso “Colonna Sonora – Dizionario ragionato dei musicisti cinematografici”: <<E’ un tipico rappresentante del gusto giovanile, anti-tradizionalista, alla ricerca di forme espressive chiassose e provocatorie: con lui entra di prepotenza nel cinema la musica pop. […] Le sue partiture vanno infatti dritte allo scopo, con uno spiccato senso della funzionalità, non rifuggendo dove occorre all’effetto “volgare”>>–.
Proprio in questa corposa compilazione su tre CD di oltre tre ore di musica originale, non tutta fuoriuscente dall’ambito cinematico, messa alle stampe dalla sempre meticolosa etichetta francese Frémeaux & Associés, la carriera variopinta di un Barry degli esordi (qui si scandaglia il periodo che intercorre tra il 1957 e il 1962 in cui l’inglese aveva scritto per il grande schermo poche colonne sonore) viene sottoposta ai riflettori del pop-jazz-rock n’roll più vivace, virtuoso e poliedrico. Di grande interesse nel secondo di questi 3 dischi, oltre ai furoreggianti e gasati arrangiamenti di suoi pezzi con la formazione Seven o orchestrale che vedeva il nostro John Barry Prendergast (questo il nome completo) alla tromba e parti vocali, Mike Cox al sax tenore, Derek Myers al sax contralto, Ken Golder alla batteria, Fred Kirk al basso, Ken Richards alla chitarra solista e Keith Kelly alla chitarra ritmica, o di altri (vedi Elmer Bernstein con il popolare tema de I magnifici sette, Nino Rota per Rocco e i suoi fratelli), la OST integrale della prima score barryana, Beat Girl, un film del 1960 diretto da Edmond T. Gréville con David Farrar, Christopher Lee, Oliver Reed e Adam Faith: un dramma giovanile che vede al centro della trama un’adolescente impetuosa che si lascia coinvolgere nelle scene beatnik e di spogliarello di Soho per fare dispetto al suo compassato padre architetto e alla sua matrigna francese, ex spogliarellista. La partitura, con alcune canzoni in stile Elvis Presley (“The Beat Girl Song”, “Made You”, “I Did What You Told Me”), soprattutto come interpretate dal cantante britannico Adam Faith (1940 – 2003), è un fiume in piena beat (“Main Title”), rock e con tratteggi che anticipano certe soluzioni di puro commento di pagine tensive o d’azione dei film di 007 a venire (su tutte “The City 2000 A.D.”, “End Shot – Slaughter in Soho/Main Title -Beat Girl”, “Blues for Beatnicks”). Estrapolo alcune dichiarazioni di Barry stesso rilasciate per un libro di Mark Russell e James Young, “Musica – Maestri del Cinema” (Atlante edizioni, 2000) su codesto film: <<A quell’epoca conobbi Adam Faith: insieme ottenemmo un numero incredibile di successi. Lui era stato preso da un produttore chiamato George Willoughby per fare un film intitolato Beat Girl, una specie di film beat veramente terribile, ma c’era spazio anche per me. Avevo sempre desiderato musicare un film ed era difficile entrare nell’ambiente, perché dominato da compositori classici come Muir Mathieson e Malcom Arnold. A quel tempo, il 1959, non c’erano giovani compositori che provenivano dall’ambiente pop. Ma la cosa era sul punto di cambiare>>. Sicuramente un compositore meno sinfonicamente pomposo o armonioso come chi lo conosce bene sa esser stato al Cinema, tuttavia un trittico sonoro di smisurato interesse che ne spalanca nuove interpretazioni uditive e ne accresce la stima, facendo rimpiangere figure come la Sua di grandissimo valore storiografico musicale nella Settima Arte. Ascoltare per crederci tracce quali, oltre le succitate, “The Challenge”, “Beat for Beatniks”, “Rock-a-Billy Boogie”, “Pancho”, “March of the Mandarins”. Fa capolino nel terzo CD (traccia 28) il celeberrimo leitmotiv di Norman per l’agente segreto di sua Maestà britannica con licenza di uccidere, “The James Bond Theme”, perché una compilation su John Barry che si rispetti non può prescinderne. »
Per Massimo PRIVITERA – COLONNE SONORE
